Capitolo 3 - L'inaccessibile promontorio


Stava per scoppiare un temporale. Non era ancora giunto il tramonto e soffiava un vento così freddo e intenso da sentirlo quasi nelle ossa.

Il bambino camminava con passo spedito, guardando ogni tanto se Korgath era ancora dietro di lui.

«Ora che sei riuscito a farmi uscire dalla locanda, ti dispiacerebbe dirmi dove stiamo andando, o è chiedere troppo?» chiese l'uomo. «E non correre!»

«Stiamo andando alla scogliera.»

«Alla scogliera?» esclamò Korgath. «Con questo tempo? Ma sei matto? Che ci andiamo a fare, lì?»

Il bambino sbuffò. «Uffa, quante domande! Seguimi e vedrai.»

Korgath capì che l'unica cosa da fare era obbedire a quel ragazzino testardo, così continuò a seguire i suoi passi in silenzio.

Camminarono per più di due ore. Oltrepassata una collinetta, raggiunsero finalmente la scogliera. Il sole stava ormai avviandosi verso il tramonto, tanto da essere quasi sparito. Il vento non accennava a diminuire e le onde si frantumavano sugli scogli con un suono che a Korgath evocò i ricordi di quando era bambino e suo nonno gli raccontava dei draghi. Ricordava che il vecchio imitava il ruggito dei mostri in un modo che a lui e a suo fratello faceva parecchio ridere. Ecco, il suono delle onde era simile, ma molto più cupo.

Dalla sommità della collinetta partiva un sentiero fatto di sassi piccoli e spigolosi che scendeva verso una baia di ciottoli. Korgath vide nuvole scure che si avvicinavano lente ma inesorabili e intuì che una tempesta era imminente.

Tra le onde e gli scogli a fior d’acqua, ciò che saltava subito agli occhi era una specie di piccolo isolotto, non lontano da dove si trovavano, alto, scosceso e legato alla spiaggia da una fila di pietre parzialmente sommerse, alla fine della quale si poteva scorgere una fenditura grande quanto un uomo. Forse l’entrata di una caverna.

Tutto ciò, unito all’oscurità che si andava lentamente avvicinando, forniva un’immagine tetra di quell’isolato sperone roccioso, che sembrava emergere dal mare come un mostro marino in cerca di navi da affondare.

«La vedi quella grotta?» disse il bambino indicando l’apertura nella roccia. «È là che dobbiamo andare.»

«Sei impazzito?» protestò Korgath, mentre un tuono gli faceva eco e qualche goccia di pioggia cominciava a picchettargli sul mantello. «Con il temporale quel sentiero verrà sommerso e noi con lui!»

«Il tramonto si avvicina» replicò Maki guardando verso l’orizzonte. «Dobbiamo far presto. Al calar del sole lui deve riposare. Andiamo!»

«Lui chi?» chiese Korgath, ma il bambino lo aveva già preso per mano tirandolo giù lungo il sentiero, incurante della pioggia e della ripidezza della collina.

Il suolo si era fatto sdrucciolevole e camminare alla velocità del bambino aumentava il rischio di scivolare. Più volte Korgath gli chiese di rallentare, ma si sentì rispondere che non c’era tempo da perdere, che dovevano affrettarsi e che dovevano entrare nella caverna prima che il sole tramontasse.

Arrivati all’inizio della fila di pietre, la marea era già pericolosamente alta. La pioggia cominciò a cadere più copiosa. Le onde si frangevano violentemente sugli scogli, lanciando alti schizzi di spuma.

 «L’alta marea ci travolgerà a metà strada» insistette Korgath, ma prima che terminasse la frase il bambino lo aveva già spinto sul sentiero di roccia, ormai a pochi centimetri sotto il livello del mare.

Un fulmine squarciò il cielo come una spada di luce, ma Maki continuò a condurre l’uomo per la mano senza spaventarsi del temporale o della marea. Korgath era sempre più sicuro che presto il terreno sarebbe loro mancato sotto i piedi.

Il disco solare era ormai prossimo a scomparire del tutto oltre l’orizzonte, quando Korgath e il bambino arrivarono all’entrata della caverna. Il varco, grande appena da far passare un uomo, portava a un breve cunicolo che a sua volta mostrava l’imbocco di alcune caverne minori, di cui era impossibile vedere il fondo a causa dell’oscurità.

Alle loro spalle, la marea aveva ormai sommerso completamente  il sentiero di rocce e in pochi secondi avrebbe reso il guado impraticabile. La tempesta era al suo apice. Lampi sfolgoranti illuminavano il promontorio seguiti da tuoni cupi e tenebrosi. La pioggia adesso scendeva copiosa e implacabile. L'ultimo raggio di sole morì oltre l'orizzonte e in quell'istante cominciarono ad accendersi le prime stelle.

«Adesso sarai contento!» tuonò Korgath contro il bambino. «A quanto pare dovremo passare la notte qui.»

Ma il piccolo Maki rimase impassibile al richiamo furibondo dell’uomo e rispose pacato: «Ci penserà lui a farti tornare indietro. Ora seguimi, ci sta aspettando.»

Korgath cercava ancora di capire a chi facesse riferimento il bambino, ma a quel punto smise di fargli domande e si lasciò guidare. La caverna in cui entrarono era fredda e molto umida, con pareti irregolari. La luce esterna non riusciva a penetrare in quell'anfratto, così Korgath prese dalla tasca il suo acciarino, che teneva in un involto di cuoio per proteggerlo dall'umidità, e accese un'esca. L'ambiente non era di sicuro molto ospitale.

Chiunque viva là dentro, non deve stare molto comodo pensò Korgath.

Il bambino lo condusse a una nicchia sul lato sinistro del corridoio principale della caverna. L’ambiente era piccolo, stretto e umido, chiuso da robuste sbarre in acciaio che scendevano dal soffitto fino a sprofondare nel pavimento.

Inizialmente Korgath non riusciva a vedere molto dell’interno della cella, ma poco dopo, nell'immobilità del buio, riuscì a scorgere una sagoma umana che si muoveva lentamente verso di lui.

Istintivamente portò una mano all'elsa del pugnale, ma quando la figura si avvicinò alle sbarre rivelando le sue fattezze, Korgath spalancò la bocca in un'espressione di stupore.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica prossima!

2 commenti:

  1. Ed il terzo capitolo finisce senza farci sapere chi ha fatto venire Korgath fino al suo nascondiglio segreto ....

    Bravo ...... sono come tutti coloro che stanno leggendo, penso incuriosita molto !

    Buona settimana appena iniziata

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    1. Grazie mille, Arwen! Lieto che ti sia piaciuto e buona settimana anche a te!

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