Epilogo


Korgath fu trasportato dalla Terra in una pianura circondata da colline a mezza giornata di cammino da Sherimal, come aveva chiesto. Si sentiva soddisfatto. Stranamente felice. Per quanto quell'avventura gli fosse quasi costata la vita più di una volta, era sereno. Forse si sentiva così perché aveva fatto una buona azione, oppure era stato il volto completamente trasformato di Keradas a  trasmettergli questa emozione.

Ripensò agli ultimi avvenimenti. Quello che prima era un potente re prigioniero e disperato, adesso era un potente re e basta.

Quel ciglio di tristezza negli occhi verdi era sparito. Il volto, autoritario ma comprensivo insieme, adesso era felice.

Le nuvole nella vallata erano ormai sparite del tutto. Il cielo era azzurro e il sole brillava alto. La terra stava cominciando a riacquistare vita. Non c'erano più zolle granulose e fragili, bensì un unico, compatto, manto di terra fertile. Perfino il colore del grande fiume Athol-ei era cambiato. Stava mostrando sempre di più il  trasparente luccichio dell'acqua pulita. Forse i pesci sarebbero tornati presto.

I troll e gli orchi stavano scappando. Vedendo il paesaggio mutare sotto i loro occhi avevano capito, nonostante la loro proverbiale stupidità, che era meglio sparire. Correvano e si spingevano affannandosi per raggiungere l'orizzonte.

Keradas non si curò di loro, piuttosto chiamò due grifoni. Korgath non ne aveva mai visti in vita sua. Pensava che fossero solo una leggenda. Al richiamo dell'elfo, un verso ancestrale e acuto che una bocca umana non sarebbe mai riuscita a proferire, gli immensi volatili spuntarono dai profondi recessi della foresta. Keradas disse loro in lingua elfica che dovevano avvisare gli elfi sparpagliati per il mondo.

«Il loro re è libero. Dite loro questo» aveva ordinato. «Dite loro che la città di Turiok e re Keradas li stanno aspettando con ansia.»

A un cenno del sovrano, i grifoni spiccarono il volo e si diressero verso due direzioni diverse, fino a quando sparirono oltre l'orizzonte.

Quando furono soli, Keradas mise le mani sulle spalle di Korgath e lo guardò con profonda gratitudine.

«Chiedimi qualunque cosa, Korgath. Io te la darò senza indugi.»

Korgath guardò quella figura stagliarsi tra lui e il sole.

«Grazie, Keradas. Ma mi accontenterò della gemma, come avevamo pattuito.»

Keradas sorrise. «Sei troppo onesto per fare il ladro.»

Korgath ricambiò il sorriso e ricevette il grosso rubino tra le mani. Già pregustava la faccia del ricettatore di Sherimal nel vederlo.

Keradas abbassò la testa e recitò le stesse preghiere che aveva recitato quando la Terra aveva portato Korgath lì.




La pianura in cui era arrivato era parzialmente coperta di neve, che però si stava già sciogliendo al sole. Il fiato di Korgath si condensava per il freddo. Adesso poteva vedere chiaramente il fumo dei camini della grande città di Sherimal.

Prese in mano il pugnale d'oro appartenuto al troll e lo soppesò. Con l'altra mano prese l'Occhio del Gigante. Erano entrambi bellissimi e luccicanti nella luce dorata.

Annuì soddisfatto e sorrise. «Conosco qualcuno disposto a pagare molto per voi.»

Poi cominciò a camminare verso la cittadella. Il sole era alto, il freddo pungente,  il cuore di Korgath felice.

6 commenti:

  1. Bello l'Epilogo Gianluca, è un vero peccato che il tuo Racconto la tua Storia sia stata così breve.
    Però mi è piaciuta, piena di colpi di scena e accattivamnte. Carinissima la fine ;-)
    Buon Fine Settimana

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  2. :-) Bravo hai descritto con vera maestria soprattutto il presonaggio del Re Elfico ma anche gli altri !

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  3. Grazie mille, Arwen! Sono lieto che ti sia piaciuta! Buona settimana a te!

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  4. Grazie mille, Arwen! Sono lieto che ti sia piaciuta! Buona settimana a te!

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  5. Complimenti per la bella storia e grazie per averla condivisa con noi!
    Ciao
    Liliana Fiume

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    1. Grazie, Liliana! Sono contento che ti sia piaciuta!

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