Capitolo 7 - La Montagna Oscura


Korgath sbatté le spalle sul bordo del fiume. Artigliò la sponda viscida e cercò di tirarsi su. La prima volta le dita scivolarono nel fango e Korgath ricadde indietro, ma la seconda riuscì ad aggrapparsi più saldamente. Usò tutta la forza che gli era rimasta e con un ultimo sforzo riuscì a uscire dall'abbraccio melmoso e puzzolente dell'Athol-ei.

Esausto, si distese a pancia sotto sulla riva piena di limo raggrumato. Era senza forze ma salvo, per il momento. Non aveva guadagnato il ponte, però almeno era sfuggito agli orchi. Respirò a grosse boccate per qualche minuto finché il cuore non rallentò i battiti. Poi tentò di rimettersi in piedi. Le membra gli facevano ancora male, ma il dolore stava passando.

Era in una grande caverna buia. L'unica luce proveniva dallo squarcio nella roccia attraverso il quale era entrato, ma di certo non bastava a illuminare tutto l'ambiente. Si rese conto che il fiume descriveva una larga ansa nel punto in cui lui si era incastrato e poi si perdeva dentro la caverna scomparendo nell'oscurità. A qualche passo dalla sponda, il suolo tornava di solida roccia.

Man mano che Korgath si abituava all'oscurità, apparvero alla sua vista delle erbacce che crescevano miracolosamente in un palmo scarso di terra vicino alla luce. Poi sentì che oltre al rumore cupo del fiume di fango c'era qualcos'altro, uno scrosciare diverso, più vivo: lo zampillio di acqua pulita, acqua vera.

Korgath seguì il suono e trovò una piccola cascatella che sgorgava da un foro nella roccia all'altezza della sua faccia. L'acqua che ne usciva era trasparente, limpida, veloce, impetuosa, e nei secoli aveva scavato un solco che si immetteva direttamente nel fiume. Korgath mise le mani a coppa e si sciacquò il viso e i vestiti.

Togliersi la melma di dosso gli diede un senso di liberazione, anche se l'acqua era gelida. Vide poco più in là un'ampia caverna che si inoltrava in profondità lungo un corridoio scuro del quale non si vedeva la fine.

A questo punto si poneva il problema di cosa fare. Nuotare controcorrente nel fiume era impensabile, e c'erano sempre gli orchi che potevano attenderlo al varco. Rimaneva solo quella strana caverna. Korgath decise rapidamente che l'unica possibilità era esplorarla. Ma come fare per illuminarla? Era troppo buio e addentrarsi in quelle caverne senza luce non era proprio il caso.

Gli saltò subito all'occhio qualcosa che biancheggiava in un angolo. Si avvicinò e un brivido gli percorse la schiena. Un cadavere umano scarnificato dal tempo giaceva immobile vicino all'ingresso della caverna. Brandelli di stoffa coprivano le ossa, mentre le mani stringevano ancora una piccola bottiglia di quelle che i pellegrini usavano per trasportare lo Sherma, un liquore molto alcolico che aiutava a combattere il freddo. Una vistosa frattura conferiva alla tibia un'angolazione innaturale. Forse era stato quello a intrappolare l'uomo nella caverna fino alla morte per fame.

Korgath fu fulminato da un'idea improvvisa. Si avvicinò e scosse un po' la boccetta. Con sua gioia, sentì il liquore gorgogliare all'interno.

Sorrise compiaciuto. Avvolse un po' di stracci su un osso del cadavere, li impregnò con il liquore rimasto, prese l'acciarino e accese quella torcia improvvisata.

Poi si inoltrò nel corridoio di roccia.

Scoprì suo malgrado che quella era l'imboccatura a un sistema di caverne secondarie ben più complicato. Sembrava un labirinto. Per parecchi minuti Korgath non vide altro che lisce pareti di pietra.

Era impossibile che quel sistema di caverne fosse naturale. Ma chi poteva averlo scavato? Gli elfi? Forse. Ma non era quello il suo problema. Più avanzava, più gli sembrava di entrare in profondità nella terra, invece che uscirne.

La sua torcia non avrebbe bruciato ancora a lungo. Korgath camminò più rapidamente, sperando di trovare un'uscita, ma il fuoco cominciò ad affievolirsi fino a diventare una pallida fiammella. Infine, anche quella tenue luce si spense e Korgath vide l'oscurità chiudersi su di lui.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica prossima!

Nessun commento:

Posta un commento